XXXI anniversario delle «Madri de la Plaza de Mayo»

Le madri dei desaparecidos argentini continuano a denunciare le ingiustizie del mondo

Intervista alla presidente dell’Associazione Hebe de Bonafini

Intorno all’obelisco della Plaza de Mayo di Buenos Aires sfilano una ventina di donne con sguardo fiero. In testa hanno un fazzoletto di mussola bianca e in mano una bandiera blu con scritto “Mai un passo indietro!” un giovedì alle 15:30.

Sono le madri dei desaparecidos argentini, sequestrati, torturati e assassinati durante la dittatura militare (1976-1983). Le organizzazioni di diritti umani parlano di 30 mila desaparecidos, uomini e donne scomparsi dagli anni anteriori al colpo di stato di Jorge Videla fino al restauro della democrazia.

Ogni giovedì da più di 30 anni si riuniscono sotto il sole, la pioggia e nelle intemperie sulla piazza da cui prendono il nome. Quella piazza la scelsero come luogo di riunione il 30 aprile del 1977 quando intuirono che solo con l’unione avrebbero potuto raggiungere dei risultati e decisero di chiedere un’udienza all’ex dittatore Videla, che però non gli fu mai concessa.

Scelsero la Plaza de Mayo perché su di essa si affacciano la cattedrale e l’imponente Casa Rosada, la sede di governo, e lì hanno deciso di andare a esprimere il loro dolore e esigere che gli fossero restituiti i figli fatti sparire per essersi opposti al regime militare.

La tenacia che hanno dimostrato le Madri nella lotta per scoprire dove erano i loro figli desaparecidos è stata esemplare per tutte le donne del mondo. Le Madri hanno lottato contro un regime che puniva duramente, a volte con la vita, chi esprimeva un pensiero diverso da quello imposto dalla giunta militare. Sono perfino riuscite a sconfiggere il silenzio di coloro che hanno taciuto durante e dopo la dittatura gli orrori di cui sono stati testimoni.

La condizione di madre di famiglia non ha evitato che, all’epoca della dittatura, molte Madri di Plaza de Mayo subissero una dura repressione. Le Madri sono state infatti, come gli uomini, perseguitate, picchiate e torturate per aver fatto sentire la propria voce contro il regime militare, e perfino tre sono state rapite e uccise. Non si sono mai arrese nella ricerca dei propri figli e della verità su ciò che era successo loro, ancora oggi si battono affinché sia fatta giustizia contro i colpevoli dei delitti commessi prima, durante e dopo la dittatura.

La lotta delle Madri non si e’ fermata a organizzare le marce intorno all’obelisco, ma si è concretata dalla costruzione dell’Associazione che porta il nome della piazza, alle numerosissime mobilitazioni e proteste portate avanti per le strade di tante città del paese, dalle lettere inviate a personalità internazionali, intellettuali e politici denunciando le violazioni dei diritti umani compiute nel paese, alla redazione di un giornale e l’edizione di libri, dalla organizzazione delle 25 “Marce della resistenza” con cadenza annuale, alla creazione dell’Università’ popolare Madres de la Plaza de Mayo.

La loro protesta e’ sempre stata rivolta in particolare contro i governi insediati nella Casa Rosada, fino a dicembre del 2006 quando hanno annunciato che il governo dell’ex presidente Nestor Kirchner “non era più il nemico”. Questo radicale cambiamento è stato dovuto alla nuova linea adottata dal governo che, tra l’altro, ha disposto l’abrogazione delle leggi che garantivano la non imputabilità dei delitti commessi durante la dittatura ai militari: le leggi di “obbedienza dovuta” e di “punto finale” emanate dagli ex presidenti Raul Alfonsin e Carlos Menem.

Le Madri continuano a camminare ancora oggi stringendosi l’una contro l’altra dietro uno striscione in cui e’ scritto “Distribuzione della ricchezza immediata!”, poi si dirigono a proclamare il proprio discorso sotto la statua di San Martin dinanzi alla sede di governo. Inoltre sulla storica piazza che le rappresenta, le Madri non si limitano più alle marce e alle parole espresse in pubblico, ma utilizzano la propria fama nata, cresciuta e consolidatasi lì, per finanziare l’Associazione. Sotto l’obelisco hanno installato dei tavoli in cui vendono ai turisti venuti da tutto il mondo clip, libri, cappelletti, bandiere, cartoline, riviste: tutto con il marchio del simbolico fazzoletto bianco.

In un’intervista, la vicepresidente dell’Associazione, Evel Petrini, interrogata sugli obiettivi a lungo termine dell’Associazione ha sostenuto che “la lotta che portano avanti le Madri ormai da anni non si limita più alla ricerca dei propri figli ma a svolgere azioni dirette alla costruzione di una realtà in cui tutti abbiano gli stessi diritti, dove non ci sia miseria e sia garantita una vita dignitosa a tutti gli argentini”.

Per il 2008, Petrini ha poi specificato che l’obiettivo è “garantire l’istruzione a tutti” e che uno degli strumenti creati a tal fine dall’Associazione è l’Università popolare Madres de Plaza de Mayo (Upmpm) fondata nel 1999. L’Università, con i suoi 800 studenti e 140 docenti, è nata con l’idea di fornire corsi in tanti ambiti del sapere (psicologia, giurisprudenza, scienze della comunicazione e altri) per promuovere un pensiero critico della realtà politica e sociale non solo argentina, ma anche mondiale. “L’Upmpm – ha aggiunto Petrini – è uno spazio dove settori popolari e nascenti movimenti sociali possono esprimere la propria voce e ha come finalità creare una nuova coscienza politica fra i giovani”.

Dal canto suo la presidente Hebe Maria Pastor de Bonafini, ha dichiarato che uno dei grandi risultati dell’Associazione è “che la Piazza di Maggio è nostra, e ogni giovedì con la nostra marcia si produce la risurrezione dei nostri figli. Così abbiamo vinto la morte. Siamo riuscite a mantenerci presenti nella Piazza per 31 anni, senza mancare neanche una settimana, non pensavamo di poterci riuscire”.

Oltre alla storica Plaza de Mayo, Bonafini, a cui durante la dittatura sono stati fatti sparire i due figli e la nuora, ha menzionato un altro importante simbolo delle Madri, che le identifica a livello internazionale, “il fazzoletto bianco – che ha sostituito il pannolino che avevano portato nelle prime marce di protesta – lo portiamo sempre in testa stretto, come portiamo con noi i nostri figli” desaparecidos tanti anni fa.

In omaggio al XXXI anniversario dell’Associazione, il 30 aprile le Madri hanno inaugurato il Centro culturale “I nostri figli” all’interno delle installazioni dell’ex liceo navale della Scuola meccanica della marina (Esma), il famigerato centro di detenzione clandestino dove a Buenos Aires furono detenuti, torturati e uccisi centinaia di oppositori al regime. “Siamo sbarcate con la vita nella Esma – ha detto Bonafini in un’intervista per Rainews – abbiamo vinto contro la morte. Dove prima venivano addestrati gli uomini più perversi, più sadici, più assassini, funzionerà un centro culturale delle Madri, lì si impartiranno lezioni ai giovani di musica, teatro, canto, scrittura, insomma tutte le arti”.e questa concessione “è stata resa possibile dal governo di Kirchner che ha mostrato un’attitudine totalmente diversa dai governi precedenti”.

Per quanto riguarda invece un successo in particolare del 2007, Bonafini ha indicato “il progetto sociale ‘Sogni Condivisi’ (Sueños compartidos), attraverso cui la gente dei quartieri emarginati – delle cosiddette “villas” di Buenos Aires, che corrispondono alle “favelas” brasiliane – costruisce con le proprie mani la propria casa che abiterà con un contratto in regola e un’assicurazione sul lavoro. Questa gente non sta costruendo ‘case sociali’, questa parola a un significato discriminatorio, sta costruendo delle case, come sono casa mia e casa tua”. Bonafini ha inoltre puntualizzato che la donna è implicata nel lavoro di costruzione delle case, infatti “nelle opere lavorano al 50% donne e al 50% uomini”. Ed il progetto, che è finanziato dall’attuale governo, “prevede anche che gli abitanti del quartiere ricevano la formazione professionale necessaria per la costruzione” in modo così da fornire, non solo una casa dignitosa, ma anche le conoscenze tecniche specifiche di un mestiere per il futuro e un salario durante il tempo che durano i lavori.

“Nel 2007 essere riuscite ad andare avanti con il progetto ‘Sogni condivisi’- ha aggiunto Bonafini – è stato molto importante e la prova è che adesso ci sono tante province argentine che vogliono applicare questo sistema di ristrutturazione dei quartieri marginali”.

La presidente dell’Associazione ha affermato che la lotta dell’Associazione delle Madri, composta unicamente da donne, “è stata sempre portata avanti non solo in nome delle donne, ma di tutti gli argentini e degli oppressi del mondo”. Comunque ha precisato che ”abbiamo lavorato moltissimo con il tema della discriminazione della donna, con il tema dell’aborto (che è tuttora illegale in Argentina), con il tema dei transessuali, degli omosessuali, li abbiamo appoggiati, infatti hanno pubblicato molti libri attraverso la nostra casa editrice”.

In particolare per quanto riguarda l’aborto, Bonafini ha specificato che “le donne hanno il diritto di disporre del proprio corpo” e che la posizione dell’Associazione “è indipendente da quella del governo” di Cristina Fernandez, che è contrario alla depenalizzazione dell’aborto.

Rispetto alle relazioni fra Associazione e governo, che sono state sempre molto tese fino al 2006, Bonafini ha dichiarato che sono cambiate radicalmente perché “adesso la Casa Rosada ci apre le porte per andare a discutere e protestare su molti argomenti. E inoltre Kirchner ha detto che i nostri figli, che hanno lottato contro la dittatura, erano i suoi ‘compagni’ in gioventù (infatti i figli desaparecidos delle madri sono della stessa generazione dell’ex presidente), e che noi quindi siamo come delle madri virtuali. Poi ci sembra meraviglioso che, da quando sono state abrogate le leggi che garantivano l’impunità’ ai militari della dittatura, siano cominciati, tutti i processi penali contro i colpevoli del genocidio attuato contro gli oppositori al regime”.

Riguardo agli obiettivi generali del 2008, Bonafini ha affermato che “continueremo a marciare ogni giovedì con il cartello ‘Distribuzione della ricchezza immediata!’ – lo stesso usato negli ultimi due anni – Abbiamo detto alla presidente che ci piacerebbe non usarlo più, ci ha fatto tante promesse, ma ci pare che oggigiorno la ricchezza non sia ben distribuita, c’è ancora molto da fare. Non dobbiamo cambiare il cartello se tuttora in realtà le cose non sono cambiate. Questo governo è il migliore che ci poteva capitare in Argentina, anche se ci sono tante posizioni che assume che non condividiamo. Comunque non c’era altra scelta, l’obiettivo alla fine per noi è il socialismo”.

“Fondamentale adesso è costruire scuole – ha precisato relativamente agli obiettivi specifici del 2008 – creare spazi in cui si possano formare uomini e donne. Stiamo cercando nuovi luoghi nei quartieri poveri in cui costruire licei, istituti professionali, università popolari, dare corsi di formazione tecnica. E stiamo cercando di impiantare un’orchestra, affinché la musica sia uno strumento di espressione e possibilmente anche di lavoro alla portata anche dei più umili”.

Bonafini ha concluso dicendo che la lotta dell’Associazione delle Madri, composta unicamente da donne, “è stata sempre portata avanti, non solo in nome delle donne, ma di tutti gli argentini e degli oppressi del mondo”.

Barbara Meo Evoli

www.meoevoli.eu

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